domenica 19 marzo 2017

Gabriele Corni: soggetti in apnea immersi in un tempo fluido

"Il tempo è il contenitore delle nostre esistenze." GC

Al MIA sono stato attratto dallo stand di Gabriele Corni che è stato studiato e montato in modo curatissimo. Dall'esterno non si scorgevano molto le immagini esposte, ma la pulizia estrema dell'insieme mi ha incuriosito e non ho sbagliato ad entrare in questo spazio magico, lontano dai clamori della fiera e dalla gente che l'affollava: è stato proprio come "immergersi" in una dimensione di calma e tranquillità dove l'autore parlava con toni bassi e suadenti a coloro che lo avvicinavano. Una nota di merito anche al perfetto allestimento e all'ottima illuminazione, molto precisa e diretta effettuata con piccoli sagomatori a luce fredda.
L'argomento trattato da Corni è il tempo sui volti dei soggetti ritratti vestiti in una vasca di acqua tiepida. Per chi come me si è sempre interessato alla rappresentazione dello scorrere del tempo, questa è stata una scoperta di grande sensibilità e delicatezza. Sicuramente uno dei lavori più interessanti esposti in questa edizione della MIA. TG

Gabriele Corni MIA 2017
Uno dei soggetti in Apnea di Gabriele Corni

Tony Graffio: Gabriele, spiegami cosa intendi rappresentare con Apnea.

Gabriele Corni: Vedi, con questo progetto voglio raffigurare l'immersione nel tempo che è il contenitore delle nostre esistenze, ma il problema era: come raffigurare questa dimensione? Io ho risolto questo problema utilizzando l'acqua.

TG: Qualcosa che si vede e non si vede, ma c'è.

GC: Esatto, il tempo non lo vediamo però ci viviamo dentro, l'idea dell'immersione in un fluido trasparente rende bene questo concetto.

TG: Per Einstein il tempo era un'illusione.

GC: (Ride)

TG: Non è facile dimostrarlo, vero?

GC: Probabilmente aveva ragione. (pausa) L'idea di fare questi ritratti nell'acqua con l'intenzione di far emergere un aspetto espressivo sincero faceva parte delle mie intenzioni. Mi sono accorto, fin dalle prime prove e dalle prime fasi di questo lavoro che mettere i soggetti in una condizione poco naturale, perché questa rimane un'esperienza che porta comunque un minimo di shock e di disagio, in qualche modo distoglie l'attenzione da quello che ti succede intorno e ti fa dimenticare che ti stanno facendo un ritratto. In questa situazione il soggetto si abbandona a se stesso e dimentica la sovrastruttura che solitamente lo farebbe preoccupare di apparire fotogenico, di riuscire bene e di mostrare il proprio aspetto migliore.

TG: Certo, nell'acqua ci si rilassa...

GC: Appunto, proprio per questo non si pensa più a voler essere belli, ma ci si lascia andare alla propria spontaneità. Questo era l'altro obiettivo di questa mia tecnica di ritratto. 

TG: Immagino che la temperatura dell'acqua giochi un ruolo importante in questa faccenda...

GC: L'acqua era leggermente calda, la temperatura veniva scelta dai vari soggetti.

TG: Come hai scelto i tuoi modelli?

GC: Ho voluto documentare il maggior numero di tipologie di persone possibili scegliendo soggetti di varie età, etnie, classi sociali e con storie diverse. Abbiamo fotografato dai ragazzi sbarcati a Lampedusa ai professionisti di successo, questo per dire che ogni esistenza, per quanto diversa, ha le sue apnee, intese come momenti di fatica e di lotta. Questa è un po' una metafora delle nostre vite in cui ognuno di noi cerca un momento di respiro e di tranquillità.

TG: Cercavi delle espressioni particolari?

GC: Volevo evitare le espressioni eccessivamente teatrali e sforzate. Facendo tantissimi scatti, è chiaro che in acqua si poteva lavorare su un'espressione più ad effetto o drammatica, ma ho scelto degli scatti che potessero raccontarmi qualcosa in modo non palesato. Ero alla ricerca di qualcosa di più intimo, qualcosa che di solito non si lascia trapelare durante un ritratto.

TG: Giancarlo, parlami un poco di te. Che formazione hai?

GC: Ho 45 anni, vivo e lavoro a Bologna ed ho frequentato scuole artistiche. Mi occupo di fotografia pubblicitaria.

TG: A quanto vendi le fotografie che hai esposto qui al MIA?

GC: Il prezzo per una stampa di formato cm 61X76 è 1600 euro. Le cornici fornite sono di alluminio e la fotografia è stata stampata su carta cotone e poi montata su Forex.

TG Chi è il tuo stampatore?

GC: Fine Stampa di Bologna che ha contribuito non poco alla riuscita delle immagini perché abbiamo lavorato molto sulla messa a punto dei toni. E' stato un lavoro impegnativo ottenere i risultati che ci eravamo prefissati.

TG: Tiratura delle stampe?

GC: Quattro copie in formato unico, più una prova d'autore.

TG: Perché i soggetti sono vestiti?

GC: Proprio per raffigurare l'immersione nel quotidiano; l'idea è quella di quasi dimenticare che ci sia l'acqua. Per me questo elemento è solo uno strumento che mi aiuta ad arrivare ad una sincerità espressiva: se non fosse presente nello scatto per me sarebbe uguale.


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