martedì 18 ottobre 2016

Messe in scena, trucchetti e piccoli espedienti di un grande fotografo di reportage: Giorgio Lotti

"Se una fotografia non comunica qualcosa di vero, la si può buttare nella spazzatura." Lisetta Carmi (tratto da Nero su Bianco di Bruno Luverà)


Le messe in scena di Giorgio Lotti
Giorgio Lotti, 79 anni

Purtroppo, c'è chi muore inutilmente perché prende le cose troppo sul serio e filma sul posto un ordigno inesploso mentre viene disinnescato (come è accaduto ad un giovane reporter italiano nel 2014), quando probabilmente avrebbe potuto operare con maggiore sicurezza a distanza, o a cose fatte; e c'è chi con il suo motto: "Capire prima di fotografare", si chiede che cosa vuole davvero vedere il lettore di un settimanale di notizie e prepara un set ad arte con un po' di furbizia.
Lo scorso 7 aprile sono andato in una grande libreria in piazza Piemonte, a Milano, per la presentazione del libro "Italia a scatti" di un giovane giornalista siracusano che lavora per il quotidiano "l'Avvenire": Giuseppe Matarazzo che ha pubblicato un libro di interviste ai fotografi italiani più conosciuti al pubblico. Gli intervistati sono: Letizia Battaglia; Gianni Berengo Gardin; Giovanni Chiaromonte; Francesco Cito; Mario Dondero; Franco Fontana; Mimmo Jodice; Giorgio Lotti; Pepi Merisio e Ferdinando Scianna. Alcuni di loro erano già presenti in un interessantissimo Speciale TG1 sulla fotografia andato in onda su Rai Uno circa un mese prima. Un documentario come se ne vedono molto di rado sulla Rai, intitolato con un facile gioco di parole: Nero su Bianco. Tra i più grandi fotografi italiani c'erano anche qui: Berengo Gardin; Dondero; Scianna e Jodice: poca fantasia o pochi fotografi sulla piazza? Lascio a voi la risposta...


Tre fotografi intervistati da Matarazzo
Chiaromonte, Lotti, Matarazzo, Berengo Gardin alla Libreria Feltrinelli di piazza Piemonte a Milano.

Non ho letto "Italia a Scatti" sia perché non me ne è stata fornita alcuna copia e sinceramente anche perché preferisco dedicarmi ai miei piccoli progetti personali. Ho sempre scelto d'incoraggiare e di parlare di chi è un po' meno conosciuto piuttosto che seguire l'onda che seguono tutti.
Mi piace parlare di artisti noti, non solo degli esordienti, ma in questo caso pretendo che mi si racconti qualcosa di nuovo o di inedito.
Insomma, sono stato a vedere ugualmente che aria tirava alla Feltrinelli per sentire se avrei avuto occasione di gustarmi qualche chicca dal vivo, anche perché erano presenti, oltre all'autore del libro, almeno due grandi fotografi: Gianni Berengo Gardin e Giorgio Lotti. Sì, è vero c'era anche Giovanni Chiaromonte, scusatemi, ma io non ritengo che quest'ultimo signore debba essere annoverato tra i grandi autori della fotografia italiana; forse lo conosco poco, sarà una mia pecca non dico di no, ma a me le sue immagini mi sembrano soltanto degli scatti anonimi e senza una particolare forza, come se ne possono vedere facilmente un po' ovunque negli archivi di tanti dignitosissimi professionisti.
Ci sono immagine che si vedono una volta e che si ricordano per sempre ed altre che si possono vedere mille volte credendo di vederle sempre per la prima volta: non hanno sufficientemente impatto su di noi, o non esprimono uno stile personale, chissà, forse non hanno gran che da dirci...
Berengo Gardin ho già avuto modo di incontralo e di parlargli, ma non sono mai riuscito a cavargli niente di interessante da poter inserire in queste pagine. E' un uomo che ha già detto tutto quello che aveva da dire e adesso si atteggia molto ad un ruolo che probabilmente ha conquistato a fatica e che non ha intenzione di cedere facilmente. E' Sicuramente il fotografo italiano più conosciuto ed anche all'estero è molto rispettato da tutti.
Mi basterà dirvi che un'artista del calibro di Marina Abramovic ha portato a stampare le sue opere a Milano su suo consiglio. Del laboratorio in questione ho già parlato in questa pagina.
Giorgio Lotti non lo conoscevo personalmente, così durante quella serata ho deciso di concentrarmi su di lui e di rivolgergli qualche domanda che presenterò in un altro servizio, sempre che non mi ammazzi prima per quello che sto per raccontare adesso di lui.
Durante la pubblica conferenza di presentazione del suo libro, Materrazzo mi ha colpito per una frase in cui parlava della fotografia di Lotti in cui si vede Ungaretti ed in tv lo sbarco degli astronauti americani sulla Luna: "...per Giorgio Lotti ho scelto una fotografia di Ungaretti che guarda l'uomo sulla Luna, sembra una costruzione, ma è così... Ti pregherei di raccontare quell'episodio..."
Quindi Lotti da fotogiornalista ha costruito una situazione a suo piacimento? "Sembra una costruzione, ma è così?!" 
Allora è un'immagine ideata a tavolino? Sembra costruita, ma lo è davvero? Vabbeh dai, sentiamo Lotti come si discolpa*.
Applausi... "Buonasera, vengo a sapere che tra 15-20 giorni ci sarà l'uomo sulla Luna... Avevo incontrato in passato Ungaretti, sapevo che tipo di vino desiderava e gli piaceva. Lo chiamo e gli dico: guardi, avrei organizzato a Roma per lei una cena fantastica con il suo buon vino... Ah, Grazie Lotti e cosa devo fare? Deve venire in un albergo di Roma il tale giorno perché ci sarà l'uomo sulla Luna. Ah, ha ragione Lotti. Bene, arriva, si mette a mangiare, beve il suo vino. Dopo di che, come voi ben sapete, lo sbarco sulla Luna avvenne 3-4 ore dopo. Nel frattempo, lui mi decantò tutte le sue poesie. Un fascino, una meraviglia... Una serata indimenticabile! Arriva la trasmissione, c'è la presentazione, poi tutto d'un tratto si vede l'uomo che ha messo il piede sulla Luna. Ungaretti si alza e dice: siamo sulla Luna! In quel momento, lo scatto". 
Lotti per Epoca ha fotografato Arafat, Gandhi, Zhou-Enlai e moltissimi altri personaggi molto in vista e, a quello che ci dice, almeno un terzo dei servizi di quella rivista erano ideati dai fotografi stessi. Bisognava sapere come avvicinare i soggetti ed andare a colpo sicuro per poter riportare a casa qualche immagine speciale, non ci si poteva tanto improvvisare... Bisogna essere molto preparati e studiare il soggetto, altrimenti che cosa si può raccontare?
Ma lasciamo parlare anche Giuseppe Materazzo*.



"La foto di copertina è la foto di mia mamma nel 1969, nel mio paese, a Sortino in provincia di Siracusa. Questa è una foto fatta da Giorgio Lotti. A quell'epoca non ci conoscevamo, io non ero nato. Questa foto fa parte di un servizio su Quasimodo che era un inserto di Epoca. Ogni tanto saltava fuori dai cassetti di casa mia proprio perché c'era la foto di mia mamma che era stata utilizzata per rappresentare Delfica. Era una bella foto, così l'abbiamo scansionata e messa in copertina. Quando lavoravo in Mondadori ho cercato di recuperare la foto originale, ma senza riuscirci. Quest'anno, facendo questo lavoro, quella foto assumeva un sapore particolare, non era più la foto della mamma, ma di Giorgio Lotti. Lo devo recuperare. Giorgio Lotti, si materializza su un sito internet, prendo il suo numero di telefono e lo chiamo. Per questo lavoro era perfetto, perché era il giornalista di Epoca che aveva fotografato Quasimodo. Lo chiamo, gli spiego la fotografia che voglio. Lui dice che è a Varese. Lo raggiungo lì, si fa trovare con la fotografia sul desktop del computer e mi racconta tutto di questa foto. Lui, 50 anni dopo, si ricordava tutto di mia mamma e di questo servizio. Mi ha regalato la foto e penso sia l'immagine che può legare più di tutto questo percorso. Lui fece vestire mia madre di nero, le diede questo cesto d'arance per raccontare questo paese ancora genuino..."
In effetti, se Giuseppe Matarazzo non ci avesse raccontato pubblicamente questo interessante episodio del fotogiornalismo italiano rivelatogli privatamente (forse anche confidenzialmente) dall'autore dello scatto che cosa avrebbe potuto cambiare per noi?
Certo è una bella seccatura stare ad aspettare che una bella ragazza di 18 anni, vestita di nero (perché poi una ragazza ancora da maritare dovrebbe vestirsi come una vedova? Mah, speriamo ce lo spieghi Lotti la prossima volta...) cammini per la strada principale del paese con un cesto di belle arance in mano, tanto vale farci un po' aiutare dalla fortuna e fornire tutto direttamente alla ragazza... Ah Lotti, Lotti,  ma cosa ci combini? Forse saresti stato un bravo regista, magari anche neo-neorealista, perché ti dovevi spacciare a tutti i costi per fotogiornalista?
Varrebbe veramente la pena di farsi una bella risata, se non ci fossero giovani come Simone Camilli che nel rispetto dell'etica professionale (forse anche un po' troppo ingenuamente) ci rimettono la pelle...
So che queste sono cose che la maggior parte delle persone non vuole sentire ed infatti quando poi feci notare questo particolare a Lotti, lui negò l'evidenza di quanto fatto e di quanto rivelato, anche di fronte a Materazzo che prese le sue parti dicendomi che no, Lotti non aveva ne detto, né fatto una cosa del genere (peccato per loro che io avessi registrato tutto..). 
In Italia siamo tutti un po' cialtroni, si sa,  è sempre difficile capire dove sta la realtà, certe scene poi sono veramente pietose e poco edificanti. Non entriamo nei casi personali, ma facciamoci una semplice domanda: i grandi fotografi (ma anche tutti i personaggi a cui è sempre andata bene nella vita) sono davvero grandi? Oppure sono solo molto bravi a raccontarci quello che vogliamo sentirci dire ed a farci vedere quello che vogliamo vedere?
Certamente però, capisco che avrei voglia di leggere un libro scritto da Lotti in persona, in cui mi venga raccontato in modo modo sincero ed attendibile come è riuscito a convincere tanti personaggi importanti a posare per lui. 
Un libro così, sarei anche disposto a pagarlo al prezzo di copertina...


 Il libro di Giuseppe Matarazzo

Nota* Tratto fedelmente da registrazioni audio in mio possesso effettuate il giorno 7 aprile 2016.

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