sabato 6 agosto 2016

Miroslav Tichý al Kindergarten di Bruzella

"I see you". Phil Rolla

Essendo appassionato di fotografia e di storie al limite dell'inverosimile, o perlomeno molto particolari, ero rimasto molto affascinato dall'opera e dalla vita ai margini della società di un artista moravo che ultimamente ha suscitato molto interesse a livello internazionale, ma che al grande pubblico è ancora poco noto, anche perché le sue immagini potrebbero sembrare più il frutto di banali errori che il risultato di una precisa ricerca estetica.
Non avendo precedentemente avuto occasione di vedere dal vivo le fotografie di Tichý (pronuncia: Tihi) stavo cercando notizie sul web di eventuali mostre che lo riguardassero ed ero abbastanza determinato ad affrontare persino un lungo viaggio per potermi trovare di fronte alle sue opere.
Per qualche strana ragione non ho saputo nulla della mostra organizzata a Milano alla Galleria Six, ma fortunatamente in seguito ho trovato indicazioni per un'esposizione in Canton Ticino, presso l'ex giardino d'infanzia di un piccolo borgo della Val di Muggio. Un'ulteriore curiosità che mi ha invogliato a recarmi sul posto per conoscere personalmente gli ideatori dell'iniziativa culturale e dell'operazione di recupero e trasformazione di un luogo istituzionale in uno spazio dedicato all'arte. 
Dopo aver scritto un'email a Elide Brunati, è stato fissato un appuntamento con la coppia di collezionisti che ieri mi ha aperto le porte del Mini-museo di Bruzella rispondendo con molta cortesia alla lunga serie di domande che ho loro posto. TG

Ex Kindergarten di Bruzella
L'ex Municipio di Bruzella era anche sede del locale asilo d'infanzia. La mostra delle 40 fotografie di  Miroslav Tichý e di 5 suoi disegni si svolge al primo piano di questo edificio fino al 28 agosto. L'ingresso è gratuito, prendere un appuntamento per visitare il Mini-museo della Fondazione Rolla è semplice: basta inviare un'email.

Quattro chiacchiere con Phil Rolla imprenditore e collezionista

Tony Graffio: Buongiorno Mr. Rolla, grazie per avermi ricevuto.

Phil Rolla: Buongiorno. Lei sa chi è Tichý?

TG: Sì, ho letto qualcosa sul suo conto, ma purtroppo non sono mai riuscito a vedere i suoi lavori, per questo ho deciso di venire qui da voi a Bruzella. So che c'è stata una mostra a Torino tempo fa, forse voi siete in contatto con il curatore di quell'evento?

PR: A Torino c'è una Galleria d'arte che ha i suoi lavori, ma c'è stata una mostra ultimamente anche a Milano, alla Galleria Six.

TG: Non lo sapevo, è una notizia che mi è sfuggita, ma mi fa piacere essere venuto qui per conoscervi e vedere questo posto stupendo.

PR: Grazie. Qui noi esponiamo 40 fotografie della nostra collezione, le ho divise in quattro gruppi. In uno si possono vedere le gambe delle donne ritratte da Tichý; in un altro gruppo troviamo donne sulla spiaggia, o meglio donne che prendono il sole presso la piscina del suo paese, perché Miroslav Tichý non si è mai allontanato dalla periferia di Kyjov, la città della Moravia in cui viveva. In un terzo gruppo ci sono donne viste da dietro, mentre in ultimo troviamo le fotografia più preziose che sono quelle in cui egli ha composto una cornice di carta colorata. Penso che le immagini che a lui piacevano particolarmente venivano preparate con un passe-partout colorato a mano.

TG: Sono tutti pezzi unici, vero?

PR: Sì, sono tutti pezzi unici.

TG: Lui ne stampava uno, e basta.

PR: Sì. Dopo, capitava che stampasse, come ha fatto per queste due immagini, dallo stesso negativo un particolare, a volte posizionando il negativo al contrario, cosa che fa sì che la stampa sia sempre unica.

Fotografie appartenenti alla Fondazione Rolla
 Donne in piscina. Lo stesso soggetto è stampato ingrandendolo in maniera diversa. Fotografie di Miroslav Tichý appartenenti alla Collezione Rolla esposte a Bruzella.

TG: Miroslav Tichý era un artista abbastanza strano, eh?

PR: Lui era un artista che non aveva nessuno scopo commerciale, infatti non voleva che le sue fotografie venissero vendute. Fotografava solo per il suo gusto personale. Dopo ammucchiava le stampe, le buttava per terra, le trattava male proprio per arrivare all'essenza dell'estetica che lui ricercava. La sua filosofia era chiara: una cosa può essere perfetta oppure imperfetta, nel mezzo non c'è niente (ride).


Dal catalogo della mostra alla Fondazione Rolla
A volte, il fotogramma dello stesso soggetto ripreso da Miroslav Tichý veniva stampato in modo diverso.

TG: Lei lo ha conosciuto?

PR: Purtroppo non l'ho conosciuto, ma settimana scorsa è stato qui Roman Buxbaum che è stato l'uomo che l'ha scoperto, uno psichiatra di origine morava che adesso vive a Zurigo. Il padre di Roman era amico di Miroslav, loro si conoscevano da molto tempo ed è stato Tichý ad insegnare a Roman bambino a fotografare. A Praga prossimamente verrà aperto un museo dedicato a questo artista. Roman sta effettuando uno scambio con altri artisti; offre le fotografie di Tichý in cambio di opere di altri artisti per creare una nuova collezione d'arte contemporanea, poiché in Cekia manca qualcosa del genere.

TG: Buxbaum ha tutti i pezzi di Miroslav Tichý?

PR: Beh, non tutti, ha tante opere, poi ci sono molti collezionisti nel mondo, come noi, che hanno altri pezzi.

TG: Voi avete comprato da Roman Buxbaum?

PR: No, noi abbiamo comprato da diverse piccole case d'aste di Praga nel corso di vari anni. Miroslav Tichý regalava fotografie a tutti o le offriva a coloro che gli portavano da mangiare o che gli facevano qualche favore. Alcune di queste persone poi hanno venduto i loro pezzi per realizzare del denaro così le fotografie sono arrivate fino alle case d'asta, ma adesso questo materiale è finito. Non si trova più niente in giro.

Donne che prendono il sole in costume da bagno
Donne che prendono il sole sul prato della piscina di Kijov. Fotografia di Miroslav Tichý appartenente alla Collezione Rolla.

TG: Ci sono parecchi falsi in circolazione?

PR: Queste fotografie si vede che sono originali, un'immagine falsa perde il suo spirito e la spontaneità. Perdono la sua visione non perversa, ma in qualche maniera particolare sul soggetto.

TG: I falsi trasformano un discorso che è nato per non essere commerciale in commerciale?

PR: Sicuramente.

TG: Ho sentito che su ebay sono comparsi parecchi falsi Tichý.

PR: Può essere che su ebay qualcuno abbia provato a spacciare per autentiche fotografie che nulla hanno avuto a che vedere con gli scatti di Tichý.

TG: Non firmava mai le sue stampe?

PR: Mai. Non ha mai firmato niente. Quando prima dipingeva firmava i suoi quadri, ma dopo che il comunismo gli impedì di rappresentare dei nudi lui smise di dipingere. Il regime gli "suggerì" di fare altre cose, ma lui non ha accolto questa imposizione ed è diventato quasi un eremita. Negli anni 1960 per reazione ha iniziato a fotografare.

TG: Tichý ha sofferto psicologicamente e si è sentito perseguitato?

PR: Lui ha sofferto molto ed è stato ricoverato qualche volta presso una clinica psichiatrica. In un primo tempo ha rifiutato il comunismo, in seguito ha rifiutato anche il capitalismo, alla fine possiamo dire che ha rifiutato qualsiasi sistema socialmente organizzato (ride).

TG: (Serio) Un vero individualista...

PR: Sì, sì, un vero individualista.

TG: Phil, che cosa ne pensa di Vivian Maier?

PR: Trovo interessante il suo lavoro, anche se a quel tempo c'erano tanti fotografi che facevano qualcosa di simile. Weegee, Garry Winogrand ed altri facevano soltanto fotografie per strada, come lei, ma loro lo facevano per lavoro, mentre Vivian Maier lo faceva di nascosto (ride). Solo per il piacere di farlo. Non aveva i soldi per farlo e non aveva i soldi per far sviluppare i suoi negativi.

TG: Voi avete raccolto qualcosa di Vivian?

PR: Ho collaborato ad organizzare la mostra della Cons Arc a Chiasso, due anni fa, selezionando le immagini, ma non trovo che le fotografie della Maier possano andare bene per la mia collezione. Come collezionista devi capire quello che vuoi perché non puoi avere tutto e nemmeno puoi permetterti tutto. Inoltre, se hai troppe cose finisce che non capisci più niente, oppure non hai una conoscenza chiara di quello che stai facendo. Quello che comunemente si chiama street-photography non è mai entrata nei miei interessi, mentre quello che è esposto qua è entrato nella collezione per un'altra ragione.

TG: Per quale ragione?

PR: Perché è fantastico! (Ride) Questa è fantasia. La sua fantasia. La street-photography invece è la realtà.

TG: Beh, anche questi scatti sono stati presi per strada però.

PR: Sì, ma in un'altra maniera, con un altro scopo ed un'altra visione. La street-photography è la realtà della realtà. Il lavoro di Tichý è un po' l'aspetto surreale della realtà.

Ragazza fantasma
Ragazza vista da dietro. Le gambe sembrano trasparenti, il che rafforza l'idea di vedere dei fantasmi, o dei personaggi onirici più che dei soggetti reali. Fotografia di Miroslav Tichý appartenente alla collezione Rolla.

TG: Certe figure sembrano dei fantasmi... Questa ragazza sembra trasparente.

PR: Sì, sì, è vero. E più perdono consistenza più diventano interessanti. Tichý voleva arrivare proprio a questo risultato: l'annullamento dell'immagine che tuttavia rimane leggibile.

TG: Col tempo rischiano di perdere stabilità?

PR: Queste sono stampe di 40-50 anni fa, quello che hanno perso hanno perso. Sono nate già consumate, ma non sono ingiallite, questo vuol dire che sono state sviluppate, fissate e lavate bene.

Fotografia dalla TV Austriaca
 Ragazza fotografata dal televisore da Miroslav Tichý. Collezione Rolla

TG: In questa immagine non si distingue molto dettaglio ed in più sembra tutto molto appiattito; è un po' diversa dalle altre, perché?

PR: Miroslav Tichý aveva un vecchio televisore degli anni 1960 e dopo mezzanotte fotografava le trasmissioni della tv austriaca dove talvolta apparivano delle donne un po' svestite... Erano programmi soft-porn. Lui fotografava lo schermo televisivo, l'immagine che vedi è stata presa in quel modo.

TG: Tante ragazze sapevano d'essere fotografate ed altre no.

PR: Io penso che per la maggior parte non si accorgessero d'essere fotografate, ma alcune sapevano d'essere osservate da lui. Poiché Tichý si autocostruiva le sue fotocamere con vecchi pezzi di cartone e lenti di plastica non veniva preso sul serio.

TG: Pensavano si trattasse di uno scherzo?

PR: Sì, pensavano che fosse un pazzoide che girava con in mano una fotocamera falsa e si divertisse a simulare delle riprese fotografiche.

Donna di Kyjov con grandi mammelle

Miroslav Tichý aveva una vera ossessione per le donne e la fotografia. Questa donna guarda il fotografo con un'espressione tra il sospetto, il disgusto e la pietà. Collezione Rolla.

TG: Fotografava solo donne?

PR: Sì, le donne costituivano il suo interesse principale.

Donna accovacciata vista da dietro. Fotografia Miroslav Tichý. Collezione Rolla.

TG: avete raccolto anche i libri ed i dipinti di Tichý?

PR: Ogni mostra su di lui pubblica un catalogo, noi d'abitudine durante le esposizioni diamo la possibilità al pubblico di consultare le varie pubblicazioni che descrivono gli artisti che presentiamo per poter approfondire lo studio su questi personaggi e le loro opere. Noi abbiamo comprato anche 5 disegni fatti da lui prima degli anni 1960.

TG: E' stato difficile trovare i suoi disegni?

PR: Abbiamo acquistato i quadri nelle stesse aste a Praga che vendevano le sue fotografie.

TG: Grazie per la sua disponibilità e per il suo tempo.

Tre disegni di Miroslav Tichý, libri e cataloghi dedicati all'artista moravo. Collezione Rolla.

"I bravi artisti copiano, i grandi rubano" Pablo Picasso

Dopo aver salutato Phil Rolla che ha dovuto allontanarsi per un impegno, resto in compagnia della moglie dell'imprenditore italo-americano e proseguo con lei a parlare di Miroslav Tichý e della Fondazione Rolla per cercare di capire le dinamiche del mondo dell'arte.

Breve intervista a Rosella Zanardini Rolla

Tony Graffio: Che cosa mi dice dell'iniziativa: Artists Tichý, Tichý for Artists?

Rosella Zanardini Rolla: Si tratta di un'iniziativa che aveva ideato Miroslav Tichý quando era in vita, cercando di scambiare le sue opere con quelle di altri artisti, proprio perché lui non voleva vendere i suoi lavori. Adesso è Roman Buxbaum della Fondazione Tichy Ocean che si occupa di contattare gli artisti per effettuare questi scambi. Le opere che verranno raccolte in questo modo saranno conservate in un nuovo museo a Praga. Hanno già comprato un edificio, adesso stanno cercando i finanziamenti per ristrutturarlo.

Artists for Tichy Tichy for Artists Tichy Ocean
Artists for Tichy Tichy for Artists

TG: Certo che è un po' l'ironia della sorte: un personaggio bistrattato ed ignorato poi diventa il motore per poter attirare nuovi artisti ed opere in un nuovo museo che ospiterà l'arte contemporanea a Praga.

RZR: Eh sì, è così. Poi a Praga non c'è niente che raccolga le opere di artisti contemporanei, per cui questa sarà proprio una novità, in questo senso.

TG: Ho capito, e voi come avete deciso di recuperare questo spazio per destinarlo alle esposizioni delle vostre collezioni?

RZR: Questa era la vecchia sede del Municipio di Bruzella e del giardino d'infanzia del paese. Avevamo bisogno di trovare uno spazio per mostrare la nostra collezione e farla vivere. Avevamo già avuto altre esperienze d'esposizioni a Como con un'associazione culturale che usufruiva di uno spazio molto complesso in una ex chiesa sconsacrata dove i progetti dovevano nascere necessariamente in dialogo con quel tipo di luogo. Poter avere quello spazio per la nostra collezione sarebbe stato molto difficile, mentre qui possiamo fare delle cose leggere, molto personali. Essendo la nostra una collezione privata possiamo scegliere di fare le cose in modo meno scientifico con una curatela di un certo tipo o prescindendo dall'obbligo di fare un catalogo ragionato. Da noi non c'è tutto quel mondo complesso che è invece la realtà di un museo a tutti gli effetti. La nostra è una realtà molto più piccola che però ci dà molta soddisfazione e ci fa divertire parecchio.

La Fondazione Rolla è accanto alla chiesa di Bruzella

TG: Nel mondo ci sono state poche occasioni per vedere esposte le fotografie di Tichý?

RZR: Beh, considerando che fino al 2004 non lo conosceva nessuno è normale che ci siano state fin'ora poche occasioni per vedere le sue opere. E' vero che ci sono state poche mostre, ma tutte sono state molto importanti, come la personale alla Kunsthaus di Zurigo; la personale al Centre Pompidou, e via di seguito. Tutte si sono svolte in musei molto prestigiosi ed anche le pubblicazioni che hanno parlato di lui sono state di alto livello.

TG: E' riconosciuto da tutti come un artista di genio? Oppure c'è chi ha dei dubbi sulla sua opera? Mi viene da pensare a Vivian Maier ed al fatto che essendo stata scoperta un po' tardi e che non abbia stampato nulla, la sua opera non sia ancora riuscita ad entrare nei musei. Per Tichý è accaduto qualcosa del genere?

RZR: Nel caso di Vivian Maier c'è stato però un grosso investimento finanziario che ha portato a farla conoscere ad un vasto pubblico anche per mezzo di un film che ha riscosso un buon successo. Le sue fotografie sono state stampate dai negativi originali ai nostri giorni da laboratori professionali, perché lei stampava pochissimo. I due collezionisti, anche se alla fine sono un collezionista ed un gallerista, che hanno trovato il materiale hanno avuto tutto l'interesse a fare più pubblicità possibile perché loro vendono questo materiale, mentre per Tichý questo non è successo. Per fortuna. Lui scattava molte più fotografie di quanto stampasse, perché riprendeva centinaia d'immagini al giorno, però di notte stampava quello che gli interessava, in un'unica copia. Il materiale che circola di Tichý è unico ed è materiale originale stampato da lui, non sono ristampe. Grazie al cielo, perché il suo lavoro è interessante proprio per come lo manipolava lui. Per la sua ricerca dell'errore, la sua ricerca della sporcizia e dello sfocato. Ristampare adesso queste cose, perché i negativi esistono e sono conservati dalla Fondazione Tichý Ocean, non avrebbe senso perché si perderebbe tutta quella parte dell'opera che costituisce la sua visione personale, la sua arte e la sua poetica. E' impossibile riprodurre qualcosa del genere e non si può neppure riprodurre il vissuto di queste opere perché sono state manipolate e maltrattate da lui per molti anni. Lui ha iniziato a fotografare all'inizio degli anni 1960 ed ha continuato a farlo fino alla fine degli anni 1990 circa. E' rimasto in vita fino alla fine del 2011, quindi ha rimanipolato queste fotografie magari ritagliandole o disegnando la cornice, o mettendoci il passe-partout. Se mancasse tutta quella parte e fossero delle ristampe quelle opere non avrebbero più valore e sarebbero come un libro. Potresti comprarti un catalogo e sarebbe la stessa cosa. Questo succede spesso con molti autori, come è accaduto per Francesca Woodman, per esempio.

TG: L'intervento manuale sulla sua opera effettuato da Tichý permette di riconoscerlo immediatamente come artista a differenza di Vivian Maier sulla quale permangono dei punti di domanda?

RZR: Sì, su di lei permangono dei punti di domanda anche perché il suo lavoro è stato ritrovato in un deposito pochi mesi prima che lei morisse, cosa che non le ha permesso d'avere una relazione con il mondo dell'arte. Tichý invece è stato presentato a questo mondo, sempre da Roman Buxbaum. Harald Szeemann lo conosceva fin dagli anni 1990 e da tempo gli aveva proposto di fare una mostra con lui, senza mai riuscire a convincerlo perché Tichý rifiutava il mondo dell'arte e questo tipo di commercio. Tichý era un uomo molto difficile, però il suo lavoro aveva già suscitato un certo interesse tra gli esperti. Alla fine, nel 2004, Szeemann è riuscito a portare Tichý alla Biennale di Valencia, sempre tramite Buxbaum che fungeva da mediatore e che lo conosceva fin dai giorni della sua infanzia. Roman Buxbaum infatti era cresciuto vicino a casa di Tichý ed a 5 anni aveva imparato a fotografare proprio grazie a questo insolito personaggio. Tichý comunque prosegue per la sua strada, al di là del mercato dell'arte o al fatto che sia stato scoperto. A lui queste cose non interessano. Fa la sua ricerca per se stesso. Così come Vivian Maier lo faceva per se stessa, però non essendo stata scoperta in vita, la fotografa franco-americana non ha potuto godere di alcun beneficio e nemmeno ha potuto rifiutarsi di prendere parte a questo mondo, come ha fatto Tichý. Non può rifiutarsi e dare delle regole come Tichý che dice di non voler vendere il proprio lavoro ed è così che inizia a fare dei baratti con altri artisti. Dona molte sue cose a Buxbaum che a sua volta gli promette di costituire una fondazione, cosa che ha effettivamente fatto. Le opere che giungono sul mercato non sappiamo se arrivano tramite le vendite effettuate da vecchi amici, parenti o altre persone. Questo materiale arriva però alle case d'aste, alle gallerie d'arte e ad altre situazioni.

TG: Si può quantificare un valore per le fotografie di Tichý?

RZR: Ci sono valori di mercato diversi: le fotografie più elaborate, quelle alle quali lui ha aggiunto un passe-partout, ha disegnato la cornice o è intervenuto più a mano, magari disegnando qualcosa rispetto alla stampa semplice, sono più ricercate. Poi, dipende dove si riescono a reperire le stampe: in galleria d'arte o in casa d'asta. Ad ogni modo le fotografie di Tichý iniziano ad avere un mercato di un certo valore, alcune possono arrivare intorno ai 6000 euro.

TG: Anche quelle piccole?

RZR: No, generalmente sono quelle di formato un po' più grande e più elaborate.

TG: E' possibile definire un intervallo di prezzi che vada da un minimo ad un massimo di quotazioni?

RZR: No, non si può perché dipende molto da dove provengono le fotografie, proprio perché non è ancora uno di quegli autori che è arrivato a definire un suo mercato ben preciso. Tichý è ancora parzialmente sconosciuto, per cui a volte si trovano dei pezzi più accessibili, però appena si arriva dalla galleria con un nome più importante che conosce il valore del lavoro di Tichý il prezzo sale, ma questo accade spesso con la fotografia e soprattutto con la fotografia d'epoca.

TG: Immagino che i disegni ed i dipinti di Tichý valgano ancora di più. E' così?

RZR: No, non è detto perché come pittore è conosciuto ancora meno. Lui è più conosciuto per il suo lavoro fotografico, anche se poi non si tratta solo di fotografia. Lui diceva di voler dipingere con la luce, ecco perché non usava una macchina fotografica standard. Poteva utilizzare una qualsiasi fotocamera Cecoslovacca in commercio in quel momento, ma avrebbe ottenuto immagini uguali a quelle di qualsiasi altro fotografo. Anche la continua ricerca delle sue modelle, vagando per la città, costituisce un lavoro che non è solo quello di un guardone. La costruzione della fotocamera, la ricerca dei soggetti, l'appostamento o l'approccio con le modelle, la cura della stampa che prevede il raggiungimento di certi risultati  estetici e la sua finitura manuale sono fasi imprescindibili della sua arte e dell'elaborazione della sua visione.

TG: I suoi disegni sono rari?

RZR: In giro ci sono pochi suoi disegni. Naturalmente, in Fondazione ce ne sono, ma ritengo che molti suoi lavori siano andati perduti quando lui ha perso il suo studio nel 1968, quando c'è stata l'invasione sovietica. In quel periodo le proprietà private sono state statalizzate ed il suo studio è stato requisito; probabilmente è stato in quel momento che Tichý ha perduto molte cose o le ha lasciate da qualche parte. Buxbaum conosce perfettamente questa storia.

TG: Non è bello mettere delle etichette alle persone, ma come potremmo definire Tichý? Un pazzo? Un emarginato? O un genio?

RZR: Era una persona particolare, non so se già in gioventù soffrisse di una leggera schizofrenia, sicuramente il fatto che fosse considerato un dissidente allorché ha lasciato l'Accademia nel 1948 quando gli hanno proibito di esprimersi con il nudo e le modelle gli ha provocato qualche ripercussione a livello psicologico. Il regime comunista aveva allontanato dall'Accademia anche molti dei suoi professori per cui lui abbandona gli studi continuando però a frequentare alcune gallerie e alcune mostre d'arte, partecipando alle collettive. Considerato un dissidente, finisce talvolta in carcere ed addirittura in istituti psichiatrici. Non si sa se è in questi luoghi che inizia il suo calvario e la sua vita da emarginato ritirandosi in studio. Non si sa se già soffrisse un po' di queste patologie. Forse un po' gioca anche sul fatto di rifiutare la società, lui dice di non amare questa società corrotta. Non vuole assolutamente conformarsi alle imposizioni del regime.

TG: E' un ribelle?

RZR: Sì, è un ribelle. E dimostra di esserlo fino alla fine, anche nei confronti del mercato dell'arte, perché avrebbe potuto diventare ricco o perlomeno vivere in una situazione più agiata. Avrebbe evitato di fare una vita da barbone, perché anche il suo aspetto fisico denotava questo stato. Da giovane invece sembrava un ragazzo normale, vestiva con giacca e cappotto; poi iniziò a vagare per la città con un maglione che sembra un'armatura che gli dà l'aspetto di un guerriero. Con in mano la sua fotocamera con l'obiettivo di cartone.

Collezione Rolla
Le gambe delle ragazze di Kijov

TG: Lo spazio della Fondazione Rolla che avete destinato all'esposizione delle vostre collezioni come è nato e cosa vuole essere?

RZR: E' nato dal fatto che noi abbiamo una collezione d'arte contemporanea che negli ultimi anni si è legata molto alla fotografia. Ci piace vivere con la collezione e non tenerla in un magazzino; nel nostro spazio domestico la fotografia iniziava a risentire di una mancanza di respiro, nel senso che forse erano le opere che soffrivano di più e finivano nella cassettiera dell'archivio o appoggiate per terra. Vivendo a Bruzella cercavamo uno spazio da dedicare alla fotografia e dove ogni tanto potevamo costruire queste piccole mostre. A noi piace molto il rapporto col pubblico. Ci piace avere uno spazio dove allestire queste mostre fotografiche che, a volte sono tematiche, altre volte sono dedicate ad un autore perché le si veda in modo completamente diverso da come apparirebbero in uno spazio domestico. Inoltre, organizzare questi eventi ci costringe a ricominciare a studiare, a cercare i cataloghi che ci mancano ed a effettuare un lavoro continuo in archivio, perché tutte le mostre nascono dal nostro archivio. Una volta che siamo pronti a presentare la mostra iniziamo a parlarne con gli altri, gli altri ci aiutano ad aggiungere nuove informazioni, vengono a trovarci, ci portano il catalogo che non avevamo trovato, ci raccontano un aneddoto in più. E' un modo più dinamico per vivere la collezione. 

TG: Dare la possibilità al pubblico di vedere la vostra collezione per voi è un modo d'arricchire la vostra esperienza e le vostre conoscenze?

RZR: Sì, assolutamente. Siccome noi siamo abituati ad andare a fare ricerche in altri spazi che non sempre sono necessariamente spazi museali, spesso molte cose interessanti si trovano presso associazioni, fondazioni e collezioni che in altri spazi non vedresti.

TG: E' anche un modo per sapere dove trovare quello che vi interessa?

RZR: Sì, o incontrare persone interessanti che difficilmente incontreresti in altre situazioni. Questo spazio che era in disuso da un paio d'anni, perché adesso non ci sono bambini a sufficienza in paese per tenere aperto l'asilo ed è stato deciso di accoglierli in un'altra struttura, in un paese vicino, era uno spazio che ci piaceva. Qui c'è una bella luce naturale ed è uno spazio semplice, un po' istituzionale, ma non troppo, di una misura giusta per le nostre necessità espositive.

TG: Il fatto che Bruzella sia un paese po' discosto dalle solite rotte non è un problema? Chi viene qui da voi dev'essere molto motivato, quante persone vengono a vedere le vostre mostre?

RZR: Beh, questo è il bello di questa scelta. Essere molto motivati per venire qua vuol dire che ogni volta che io vengo qui per aprire incontrerò una persona molto interessante che sta venendo a vedere qualcosa perché è veramente interessata a farlo. Se io avessi uno spazio sul lungo lago di Lugano, aperto dalle 9 alle 18, probabilmente entrerebbero molti più visitatori, ma non tutti avrebbero la stessa motivazione. D'altronde noi abitiamo qua e per noi è comodo avere questo tipo di rapporto: solo su appuntamento, quando ci siamo, altrimenti questa attività diventerebbe un lavoro, mentre per noi è una passione.

TG: Indicativamente, in un anno, quanti visitatori passano?

RZR: Non saprei, direi che passano circa 300-400 visitatori a mostra. Pochi rispetto ad una struttura museale, ma nei confronti di una galleria (Il Kindergarten di Bruzella non è una galleria perché non pratica attività commerciale, né un museo istituzionale ndTG) credo che sia normale. Ovviamente, il clou si ha la sera dell'inaugurazione dell'evento, però in quell'occasione convergono qui persone legate alla struttura, amici e coloro che già conoscono questo spazio. Quel centinaio di persone che intervengono all'inaugurazione sono amici, addetti ai lavori o persone che ci frequentano da tempo. Spesso capitano qua anche studenti. Nella prima mostra dove abbiamo esposto le fotografie di Sudek credo che tutti gli studenti di fotografia siano passati di qui, infatti il catalogo era esaurito ed abbiamo dovuto ristamparlo. Noi stampiamo 1000 copie del catalogo per ogni mostra e lo regaliamo. Di solito non le regaliamo tutte, ciò significa che in quell'occasione è passata di qui molta gente. Uno studente che stava preparando una tesi su Sudek  s'è fermato da noi quattro giorni perché non aveva mai visto così tanti libri sull'autore.

TG: Adesso siete abbastanza conosciuti a livello internazionale?

RZR: Sì e no, perché la nostra è una realtà di nicchia. C'è chi viene da San Francisco perché sa chi siamo e quando a giugno va a vedere Art Basilea, organizza anche un viaggio a Villa Panza e poi si ferma qui; ci sono gli amici del museo di Francoforte che arrivano con il torpedone nonostante sappiano che qui le strade sono molto strette; siamo sulla guida BMW delle collezioni private aperte al pubblico, però magari qua nei dintorni non tutti sanno esattamente quello che facciamo. Naturalmente, le persone interessate, prima o poi, riescono a trovare le informazioni giuste che ci riguardano, anche se non si può seguire tutto.

TG: Phil mi diceva che la settimana scorsa è passato di qua Roman Buxbaum. Che impressione gli hanno fatto la mostra ed il vostro piccolo museo?

RZR: Roman è stato molto, molto contento, ci ha chiesto diverse copie del catalogo ed adesso siamo in contatto con lui. Gli abbiamo mandato tutte le schede delle opere in collezione. Chiaramente, lui avendo una fondazione dedicata all'autore è molto interessato alle opere di Tichý. E' stato lui a dirci che Tichý guardava e fotografava le trasmissioni della TV austriaca.

TG: Sapete se circolano parecchi falsi? Come si possono riconoscere?

RZR: Sì, sul sito della fondazione si trovano delle segnalazioni, ma c'è da dire che Tichý scattando centinaia di fotografie al giorno spesso riprendeva più immagini dello stesso soggetto; noi stessi abbiamo visto alcune immagini simili alle nostre pubblicate su altri cataloghi. Poteva trattarsi di quella scattata immediatamente prima o subito dopo. Io personalmente non ho mai visto dei falsi. Essendo la Fondazione Tichý Ocean in possesso dei negativi è possibile verificare l'effettiva esistenza di uno scatto oppure no. Comunque non credo basti fare una fotografia sfocata per farla sembrare un Tichý.

TG: I formati variano molto, perché?

RZR: Esistono stampe di molti formati perché lui le ritagliava anche negli anni successivi.


TG: Era ossessionato dalle donne?

RZR: Sì, decisamente. Lui era partito come pittore che disegnava le modelle dal vero; quando gli hanno proibito di fare questa attività e non ha più avuto lo studio per dedicarsi a questo. Ha iniziato a vagare per la città a caccia delle sue modelle. Tutto qui. Io non vedo niente di erotico in queste immagini rubate. Vedo un'attrazione nei confronti della forma, della gestualità, delle posizioni, del modo in cui una donna stava sdraiata o nel modo in cui stava appoggiata ad una macchina. Seguiva le donne che camminavano e le osservava fare la spesa o andare a comprare il giornale o fermarsi ad un chiosco. Si tratta di immagini di vita quotidiana di quegli anni. Le donne in costume da bagno ai bagni pubblici sono separate dagli uomini e lui le riprende dall'esterno del loro settore, da dietro una recinzione.

TG: Phil Rolla si è sempre interessato d'arte?

RZR: Fin da bambino quando disegnava. Poi è chiaro che ha prevalso il suo interesse per la progettazione e la realizzazione di prodotti innovativi. All'inizio era molto attratto dal mondo dei motori, delle macchine speciali, della tecnica e di tutto ciò che è legato all'artigianato. E' stato molto affascinato da questi personaggi che negli anni 1960 in Italia hanno disegnato le automobili, le barche più belle del mondo ed i motori più performanti. Per questo ha deciso di trasferirsi in Europa. Phil voleva diventare un bravo artigiano, non voleva andare a lavorare all'IBM. Lui viene dalla Sylicon Valley, quindi il suo futuro avrebbe potuto probabilmente essere stato quello. Uno stile di vita che ha rifiutato totalmente venendo a vivere in Italia. E' arrivato a Torino senza un soldo e lì ha cominciato a darsi da fare. Ha avuto una grande volontà.

TG: Può essere per questo  motivo che Phil apprezza particolarmente un personaggio che ha sempre seguito il suo desiderio e che era sicuro di quello che voleva fare come Tichý?

RZR: Sì, indubbiamente. Un personaggio così che non si è mai lasciato corrompere e che ha sempre seguito la sua strada ha attratto molto Phil, perché questa è anche un po' la sua storia.


Tutti i diritti riservati


Due donne ad un chiosco di giornali viste da dietro
Due donne ad un chiosco dove si vendono giornali e sigarette. La vita quotidiana diventa onirica nelle immagini di Tichý. 


Titolo della mostra: Miroslav Tichý
Periodo d'apertura: 27 aprile - 28 agosto 2016
Indirizzo: Fondazione Rolla - ex scuola d'infanzia, via Municipio 6837 Bruzella - Svizzera
Ingresso: libero su appuntamento
Contatti: 0041 774740549 e.brunati@rolla.info





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